Gli spogliatoi del volontariato

Cinque cittadini hanno ravvivato gli spogliatoi del campo - 24 December 2015

BOSCO – Le opere di volontariato sono sempre elogiabili, fatte in silenzio encomiabili. E i cinque protagonisti di questa non hanno voluto sbandierarla ai quattro venti, anzi è stato il cronista che li ha fatti “uscire allo scoperto”.
Dopo il rifacimento di alcuni anni fa, gli spogliatoi del campo sportivo di Bosco richiedevano un restauro perchè alcune parti del muro si erano scrostate ed in generale le superfici esterne opacizzate. Non ci hanno pensato più di tanto quattro imbianchini locali, Stefano Fogli, “organizzatore” dell’operazione restyling, Roberto Gianella, Diego Zanellati e Franco Chiaratti, ed un geometra, Stefano Tolotti, il “designer” del progetto, a mettere gratuitamente a disposizione la loro professionalità ed il loro tempo per dare una ravvivata ai muri degli spogliatoi, prima bianchi, del “Flores Mangolini”. In bianco ed azzurro, ovviamente: i colori sociali.
La superficie esterna da tinteggiare non era proprio un muretto ma bensì quasi 300 metriquadrati di pareti su tutti e quattro i lati dell’edificio; sacrificando i week-end e le ferie estive, Fogli, aiutato a turno dagli altri tre “tintori”, hanno lavorato una decina di giorni gratuitamente.
Fogli ha poi messo a disposizione tutto il materiale usato, circa otto bidoni di colore e circa cinque sacchi di rasante per i ripristini dei muri.
Ma l’operazione non è ancora terminata perchè manca l’ultimo tocco, quello dell’artista: lo stemma del Bosco da disegnare su una parete. Ed è qui che “il 5° moschettiere”, Tolotti appunto, ha dato il suo contributo con la sua abilità grafica, oltre ad idee e proposte su come realizzare la verniciatura della struttura.
“Lo stencil adesivo e’ pronto – assicura Fogli – e il logo verrà fatto appena sarò libero e quando il tempo lo permetterà perchè la considerevole umidità rende più difficile l’operazione”. Informato del lavoro, anche il sindaco Gianni Padovani ha desiderato ringraziare gli autori dell’opera. E tutta Bosco ringrazia.

Lorenzo Gatti