MESOLA – Sta forse per emergere un autentico tesoro artistico dai soffitti del castello di Mesola sui quali, da alcuni mesi, procedono i lavori per il disvelamento di ampi affreschi, oscurati per secoli da intonaco. Svelati casualmente durante il restauro delle volte di alcune sale, si è scoperto che queste opere sono presenti in numerose stanze del maniero. Dallo scorso 9 dicembre, dopo il termine del lavoro di scopertura e pulizia a cui erano stati sottoposti, gli affreschi emersi nell’arcata centrale del primo piano del castello sono oggetto di restauro per un operazione da 50.000 euro curata dalla Sovrintendenza alle Belle Arti. A guidarci alla scoperta di questo, presumibile, patrimonio artistico, è l’architetto e restauratore Marco Borella, uno dei massimi esperti dell’arte di casa d’Este. Va premesso però che lo studio iconografico è appena cominciato e proseguirà parallelamente a ciò che i soffitti ci restituiranno. “Il periodo di costruzione del castello e di residenza degli Estensi – spiega l’architetto – va dal 1578 al 1596. Poi la delizia rimase degli Este fino al 1771, anno del matrimonio tra Ferdinando di Lorena, figlio di Francesco I di Lorena e Maria Teresa d’Austria, e Beatrice d’Este e passò con le nozze quindi sotto la proprietà degli Asburgo-Este. Nel 1785 fu acquistato da papa Paolo VI per lo Stato della Chiesa La datazione di questi affreschi, seppur ancora approssimativa, dovrebbe andare proprio dal 1758 al 1785 e troviamo in queste opere degli elementi, come delle aquile, che potrebbero comprovare questa datazione. Cinque anni fa è stata restaurata la Sala di Venere e affiorarono questi dipinti, recentemente è stata recuperata la sala del banchetto. Gli affreschi erano ricoperti da strati di calce e tinte, anche 4-5 strati a seconda dei punti, e ciò è indice del decadimento dell’edificio utilizzato dal pontefice fino al 1815 poi nel 1836 passò sotto l’Istituto S. Spirito”. Questi manufatti potrebbero riservare considerevoli sorprese future dopo il loro recupero. “Allo stato attuale l’attribuzione è impossibile – conclude Borella – probabilmente le sale affrescate sono dieci, da un unico artista e compongono un unico programma decorativo. L’intero primo piano è stato sicuramente affrescato con opere di pregio probabilmente non da un pittore famoso ma fu un notevole investimento decorativo. Potrebbe essere un artista di scuola ferrarese, ravennate o veneziana con un committente importante come il Papa o l’imperatore”. Quante sorprese ci regalerà ancora il castello di Mesola?
Lorenzo Gatti