Le sublimazioni pittoriche di Cristian Casadei

In mostra al castello di Mesola fino ad ottobre - 5 September 2023

MESOLA – Presso il castello estense di Mesola fino al 30 ottobre è in corso la mostra “Incorruptio” del pittore Cristian Casadei. Il maestro forlivese espone una silloge inedita di opere a compendio della ricerca artistica che lo ha visto impegnato nell’ultimo decennio, incentrata sullo studio simbolico del corpo e della materia.

Risale infatti al 2013 la significativa e prestigiosa mostra “Le Tracce della ferita”, allestita presso gli affascinanti spazi della magnifica Chiesa di Santa Cristina a Cesena, edificata per volere di Papa Pio VII Chiaramonti su progetto di G. Valadier, in particolar modo presso l’aula circolare sovrastata dall’elegante cupola a cassettoni, sul modello del Pantheon, e della sottostante cripta circolare, mostra promossa dalla delegazione Fai di Cesena in collaborazione con l’Assessorato alla Cultura del Comune di Cesena, in cui l’artista forlivese presentò il frutto iniziale di un lavoro di studio ed analisi della materia corporea attraverso l’uso della tecnica grafica presentando una serie di disegni di grandi dimensioni, inseriti all’interno di teche, a guisa di oggetti-reperto da isolare, catalogare, conservare. Dunque, dopo oltre un decennio, la ricerca artistica si é affinata e concentrata sullo studio del dato corporeo e la mostra approda presso i prestigiosi spazi del Castello Estense con una nutrita sequenza di opere inedite.

Un percorso attraverso la sublimazione della materia corporea che pare acquistare vita propria, quale cerchio ideale dalla lettura biunivoca vede l’esposizione configurarsi attraverso la suddivisione in tre sale al piano terra del Castello Estense di Mesola che scandiscono le opere in tre macrogruppi.

La prima sezione é denominata “corporeus” e vede nascere gli elementi formali attraverso un’analisi volumetrica del dato reale, in una scomposizione dell’elemento corpo inteso quale significato unificante, per mezzo di una lettura ravvicinata, a guisa di zoomate ravvicinate. Le opere risultano elaborate per mezzo della tecnica dell’olio applicato su tavolette di legno di rovere di formato ovale, inserito su intelaiatura lignea trattata con imprimitura bianca opaca, allo scopo di esaltare lo studio materico e volumetrico della pittura. Il gusto per il particolare sviluppa e srotola le sequenze dinnanzi all’osservatore, disvelando gli stimoli in una trascendenza formale ottenuta tramite l’incidenza delle fonti luminose che allungano le ombre e cesellano i pieni e i vuoti.

La seconda sala vede esposta una selezione di disegni inseriti all’interno di eleganti teche lignee, bianche, protette da vetro ove i fogli cartacei sono fissati sul fondo per mezzo di spilli da entomologia lasciati quindi liberi di muoversi. Tali opere sono lavorate per mezzo della tecnica del carbone, fusaggine e terre ventilate su carta, si soffermano sulla descrizione di momenti, passaggi, pause di ricerca del dato esteriore dedotti da studi effettuati dal vero su modelli viventi.

La terza sala, quella della torre angolare di nord-est, vede il titolo delle opere raccolto sotto al termine “sublimatio”, in cui la materia vira attraverso i cangianti riflessi dell’elemento cromatico che viene introdotto gradualmente sempre in maniera più determinante e che le forme ovali accolgono lasciando presagire una tensione verso l’infinito della materia, quasi come se le forme proseguissero “fuori scena”, travalicando le quote dimensionali dell’ovale.

“Pneuma”, é appunto il titolo che descrive le ultime opere, luce come soffio vitale che trasferisce alla solidità della materia la trascendenza fisica e spirituale. Il territorio del Delta diviene qui, esso stesso, forma, soggetto e contenuto oltre che contenitore.

“Incorruptio” è stata inaugurata lo scorso 23 aprile, è aperta ad ingresso libero dal martedì alla domenica dalle 9,00 alle 12,30 e dalle 15,00 alle 18,00 ed è organizzata in collaborazione col Comune e la Pro Loco di Mesola e col patrocinio dell’associazione per le arti “Francesco Francia” di Bologna.


Lorenzo Gatti


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