Il “Forrest Gump” in bicicletta

Janus River ha progettato il giro del mondo su due ruote - 20 September 2018

S. GIUSTINA – “Un sacco a pelo, 3 euro al giorno e sarà quel che sarà”. Supportato da un fatalismo incrollabile e da uno sconfinato entusiasmo, è questo il modo di vivere che da quasi 18 anni, e per prossimi 10, l’81enne Janus River, segue da quando ha deciso, nel 2000, di realizzare un’impresa storica: 28 anni di giro del mondo in bicicletta, cominciato a Roma e da concludersi allo Stadio Olimpico di Pechino nel 2028. Lo abbiamo incontrato nei giorni scorsi presso l’oasi di Torre Abate. A Mesola è stato ricevuto dalla Pro Loco. Nato in Siberia, ma di origini polacche, ed arrivato in Italia con l’inizio del pontificato di Giovanni Paolo II, nel ’78, questo novello “Forrest Gump” in bicicletta, che ha fatto il giro della Russia per ben 5 volte, ha svolto la professione di impresario di calcio e spettacolo con residenza a Fregene. Poi ha mollato tutto e deciso di intraprendere un viaggio storico iniziato il 31 dicembre del 99′ a Roma e partito ufficialmente l’indomani dalla Isole Canarie. Fino adesso ha visitato 150 paesi e parla in modo discreto 24 lingue. “Come faccio ad imparare una lingua? Appena arrivo in un Paese – racconta – mi compro un sussidiario delle scuole elementari di quello Stato”. Ed i bambini sono importanti nella vita di questo filantropo. “Ho già fatto testamento – spiega – e lascerò tutto ai bimbi della Siberia. In ogni Paese in cui vado incontro i piccoli delle scuole e loro ascoltano i miei racconti. Così piccini hanno ancora tanta voglia di scoprire il mondo”. Come ce l’ha lui: dopo Iolanda, Tresigallo, Ferrara, Portomaggiore e Comacchio, si è trasferito in provincia di Ravenna poi giù fino alla Calabria lungo la costa adriatica prima e ionia poi e di nuovo su verso Roma lungo quella tirrenica. “Nel febbraio del 2019 conto di essere a Roma – spiega – ed il mio sogno sarebbe incontrare Papa Bergoglio ed il Presidente Mattarella. Poi raggiungerò Genova dove ad aprile salperò con una nave che trasporta banane per l’America Meridionale”. E’ tutto programmato nella testa di questo “cittadino del mondo” che viaggia su una vecchia bici di 20 kg, le cui ruote gli vengono spedite dalla Germania una volta l’anno, ed ha un bagaglio di 30 kg. “Dal Venezuela appunto comincerà la parte più pericolosa della mia avventura – continua – per 4 anni girerò il Sud America, dove avrò l’1% di possibilità di sopravvivere, poi per altri 4 l’Australia e la Nuova Zelanda e per 3 la Cina”. E poi, se fosse ancora vivo? “Andrò negli arcipelaghi dell’Oceania dove sicuramente morirò. Non importa dove morirò, meglio così che di vecchiaia”. Spiazzante. Mangia una volta al giorno quest’uomo di 75 kg, la sera mezzo kg di frutta e la mattina la colazione gli viene offerta dai baristi e beve un litro d’acqua al giorno, “di fontana” ci tiene a precisare. E’ ritornato in Italia perchè “è il paese più bello del mondo e con la migliore cucina ed il Delta è una delle zone più suggestive”. Non assume farmaci, non si fa visitare da alcun medico e non è mai stato ricoverato. “La solitudine? Non ho tempo di sentirmi solo. La paura? In 18 anni di viaggio non è mai successo niente, potrebbe succedere in qualsiasi momento, sarà quel che sarà”. Un ragionamento che non fa una grinza.

Lorenzo Gatti


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