Il saluto di Nadia e Nelida

L'alimentari di Via Gigliola ha chiuso il 31 dicembre - 5 January 2023

BOSCO – Via Gigliola è la principale costola di Bosco, una lunga arteria che è il proseguimento di quella piazza-via che è Piazza Vittorio Veneto e che collega il centro ad un simbolo del paese: il Boscone della Mesola. Densamente abitata e dal valore storico e sociale primario, Via Gigliola è sempre stato il borgo più importante, “il secondo centro” del paese, un paese nel paese. Basta nominarla e tutti sanno dove si trova.

Il 31 dicembre ha abbassato definitivamente, e tristemente, la saracinesca l’alimentari Mangolini gestito da Nelida Mangolini insieme alla madre Nadia Catozzi dopo ben 61 anni. E diciamolo subito questo è stato più di un negozio: essendo stata per sei decenni una delle più frequentate attività commerciali di Via Gigliola per il tipo di prodotti che vende ed essendo rimasta l’ultima in attività, è stato un fondamentale luogo di socialità per l’intera località, la “piazza” dei “gigliolanti”, lontani da quella nel centro del paese, in cui trovarsi per acquistare il “rinforzo” del pranzo o della cena, chiacchierare, stare insieme, fare comunità. Il loro spazio sociale, il loro simbolo identitario. Difficile da capire forse per chi non è di Bosco Mesola.

“Mio nonno materno Olivares Catozzi – racconta Nelida con un filo di amarezza – rilevò questo negozio da Rodrigo Roma e lo aprì nel 1961; si trovava in un altro punto di questa via e fu poi trasferito dove si trova attualmente. Vi abbiamo lavorato mio nonno e sua moglie, mia nonna Maria, mia madre Nadia (che tuttora la aiuta, ndr) ed io. Mio nonno è mancato nel ’75 e dopo lo prese in mano mia madre”.

“La decisione di chiudere – rivela Nelida con tristezza – era già nell’aria perchè da alcuni anni il negozio era in perdita poi, il 23 dicembre del 2021, è mancato anche mio marito Marino. A quel punto mi sono data un anno di tempo, anche per gli scrupoli avevo per i miei clienti, ma le ultime bollette sono state la mazzata finale. Nel 2023 chiuderò la partita IVA, mi cancellerò dal registro delle imprese e restituirò al Comune la licenza”. Nelle sue parole il segno di chi ci ha provato fino all’ultimo e vive questa situazione con mestizia.

Ma poi ritrova il sorriso, seppur malinconico, ricordando con affetto alcuni episodi avvenuti in oltre 60 anni di attività. “Quando addirittura vennero ben cinque agenti della Guardia di Finanza per controllare il nostro deposito di bombole del gas oppure alcuni furti subiti dal negozio di cui uno addirittura di oltre 1.000 euro di schede telefoniche ricaribili, quando ancora c’erano. Ed ancora quando in Gigliola c’erano due negozi di alimentari, un forno ed un bar”. Il tempo che fu.

Ma non si può dimenticare il periodo del Covid quando ancora di più il negozio rappresentò l’ultimo presidio di una socialità negata in una via che era diventata fantasma e dove la distanza dal centro del paese sembrava ancora maggiore. E forse quel luogo di incontro, indispensabile per la spesa che doveva necessariamente essere fugace, aiutò molte persone in quel periodo sospeso in una solitudine pesante e disumana. “In quella primavera del 2020 abbiamo avuto un boom di vendite – prosegue Nelida – ma in tutti questi anni siamo sempre stati un luogo di incontro, ad esempio delle anziane che venivano a fare la spesa in ciabatte e col grembiule e a cui mio marito regalava un ghiacciolo nelle calde giornate estive e loro si sedevano sui gradini di fronte al negozio a fare filò”.

La decisione di Nelida è irrevocabile anche se “giovani ed anziani mi chiedono di ripensarci ma io ho deciso. Un cliente, affezionato alla mia mortadella, me ne ha ordinata addirittura una da 10 chilogrammi”. L’ultima.

Lorenzo Gatti


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