Mesola, Capitale delle sagre

Le tre sagre eno-gastronomiche del Comune rappresentano un primato in provincia - 5 November 2012

BOSCO – Proprio nei giorni di svolgimento dell’ottava edizione di “Sapori d’autunno” a Mesola ed a poche settimane dalla chiusura della decima edizione della “Sagra del radicchio” di Bosco, abbiamo chiesto al sindaco Lorenzo Marchesini alcune riflessioni sulla valenza socio-economica di queste fiere eno-gastronomiche, di cui Mesola, con ben tre eventi, vanta il primato provinciale.
“Penso che il ragionamento prosegua su due binari – spiega il primo cittadino – e cioè quello delle ricadute economiche e quello del ritorno d’immagine”.
” Durante questi eventi – afferma il sindaco – l’economia paesana si muove: penso che l’ultima sagra del radicchio abbia mosso almeno 500.000 euro tra tutte le attività e l’indotto; se pensiamo che solo nello stand gastronomico sono stati serviti 4000 pasti; le attività commerciali in quei giorni hanno fatto quello che farebbero in tre settimane di lavoro”.
“Il secondo aspetto, – continua Marchesini – più difficilmente valutabile, è la ricaduta del prodotto sull’immagine della località, quel meccanismo per cui si fissa nella mente del visitatore l’idea che quello sia il luogo di produzione di un determinato prodotto, in pratica diventa un marchio. E da qui deriva  una vetrina considerevole: il far conoscere la zona anche sotto un profilo turistico per cui abbiamo studiato le escursioni e le visite: ciò non contribuisce in specifico alla crescita del prodotto ma allo sviluppo del territorio. D’altro canto, come Amministrazione, ci siamo dati l’obiettivo di migliorare l’immagine del nostro territorio e di produrre con qualità”.
In questo anche la città di Mesola può fare la sua parte.
“Certamente. Due sagre (l’altra è quella dell’asparago, ndr) intorno al castello non sono poche e contribuiscono ad una visitazione importante. Dietro poi ci sono i produttori ed un’agricoltura vera e queste sagre hanno anche incentivato gli stessi agricoltori e forse i giovani ad intraprendere questo mestiere. Con l’asparago, ad esempio, abbiamo avuto un’inversione di tendenza e si è ritornato a coltivarlo, ci siamo responsabilizzati, non dobbiamo abbandonare le produzioni in cui siamo bravi a favore di altre, sull’asparago vale ancora la pena d’investire. D’altronde un ragionamento sull’agricoltura non termina il giorno di chiusura della sagra”.
Quindi ben vengano questi eventi.
“Certo. Sono promozioni molto forti che creano interesse nei confronti di un territorio che ha margini di notorietà e crescita ancora molto ampi: basti pensare che metà della produzione del radicchio della provincia si raccoglie in questa zona, siamo il Comune a più alta produzione di orticole e che oggi solo il 37% degli italiani consuma asparago. Abbiamo fatturati importanti, la nostra economia passa forzatamente da qui e con queste produzioni abbiamo dato un esempio di maturità. Ed anche i giovani ultimamente cominciano a guardare con simpatia a queso settore”.

Lorenzo Gatti


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