Quale futuro per il commercio mesolano?

Il parere del sindaco e dei capigruppo consiliari - 15 March 2018

MESOLA – Dal 2007 al 2016, nella provincia di Ferrara, i negozi sono passati da 3196 a 2733; in particolare il Comune di Mesola ha perso 14 esercizi commerciali ed una unità locale, intesa come attività appartenente a catene nazionali ed internazionali, per un saldo percentuale negativo di – 17,50%, secondo in provincia solo al comune di Ostellato con -26,67%. Partendo proprio dai dati presentati recentemente dalla Nuova, abbiamo chiesto la loro opinione su questa emorragia commerciale ai due capigruppo di opposizione, Luciano Tancini e Primo Marchetti, ed al sindaco Gianni Padovani.

“Il governo Monti-Napolitano – esordisce Tancini della lista “Cambiamento e Crescita”- ha creato negli anni scorsi una contrazione dei consumi. I negozi hanno chiuso, gli imprenditori hanno smesso di investire, è diminuita la produzione, sono calati i consumi e le banche non sono rientrate dei loro esborsi. La frazione di Bosco però ha registrato meno chiusure che il capoluogo Mesola dove, la chiusura alla circolazione attorno al castello, a mio avviso è stato un fattore locale che ha disincentivato il commercio. Quali sono le soluzioni? L’adeguamento di un piano del traffico al commercio, una riduzione delle imposte ed una politica di sostegno ai negozi di vicinato, utili ai cittadini, costretti a spostarsi e quindi a sobbarcarsi un costo sociale. Se poi la Sinistra uscisse dal governo, ci sarebbe uno slancio economico e commerciale”.

Per il capogruppo di “Creare futuro”, Marchetti esiste una considerevole differenza tra Bosco e Mesola. “Il capoluogo – spiega – non ha attività economiche di sfogo come Bosco, dove l’economia è la più rosea del Comune, e non ci sono alternative; il commercio nel capoluogo è in sofferenza totale e non ha futuro. Servono interventi a livello del terziario, come l’abolizione di ICI, IMU, servizio Clara e iscrizione alla Camera di Commercio, in modo che i giovani provino ad impegnarsi in attività commerciali. L’ho già detto in consiglio comunale ma nessuno ha speso un centesimo per queste iniziative. Nella sola Piazza Vittorio Veneto a Bosco si contano 54 attività commerciali; Monticelli e Massenzatica basano la loro economia sul CUM (Consorzio Uomini di Massenzatica, ndr), ed Ariano si è focalizzata sul vicino Ariano Polesine. Penso che a Mesola fra pochi anni chiuderanno molti altri negozi, La modifica alla circolazione stradale intorno al castello poi, a mio parere,  insieme ad un problema di mentalità imprenditoriale, ha indotto l’economia del capoluogo ai minimi termini. Non ci sono sbocchi per espandersi e la grande distribuzione invoglia  a comprare altrove”.

Ed il primo cittadino che ne pensa? “Il commercio – sostiene Padovani – ha pagato la crisi economica cominciata nel 2008 e l’assembramento degli ipermercati, dove la gente preferisce fare la spesa anzichè favorire il commercio locale. Credo che la tassazione sul commercio a livello nazionale sia pesante però, con la legge 41, a livello locale abbiamo finanziato dei miglioramenti alle attività commerciali, velocizzato le autorizzazioni di apertura di esercizi pubblici cercando di incentivare il commercio e la ripresa economica. Questo è stato un segnale, di cui abbiamo discusso anche in una recente riunione dei capigruppo, ma non può essere la panacea di tutti i mali. Ci sono frazioni, come Massenzatica, scoperte e i pochi negozi che ci sono stanno in piedi a fatica; a Bosco c’è più fermento commerciale che a Mesola. Non credo che la modifica al traffico attorno al castello sia stata determinante, lì vedo bar e ristoranti che funzionano bene, semmai la gente è forse troppo abituata a parcheggiare davanti ai negozi in cui si reca”.

Lorenzo Gatti

Quale futuro per il commercio mesolano?
Il parere del sindaco e dei capigruppo consiliari
MESOLA – Dal 2007 al 2016, nella provincia di Ferrara, i negozi sono passati da 3196 a 2733; in particolare il Comune di Mesola ha perso 14 esercizi commerciali ed una unità locale, intesa come attività appartenente a catene nazionali ed internazionali, per un saldo percentuale negativo di – 17,50%, secondo in provincia solo al comune di Ostellato con -26,67%. Partendo proprio dai dati presentati recentemente dalla Nuova, abbiamo chiesto la loro opinione su questa emorragia commerciale ai due capigruppo di opposizione, Luciano Tancini e Primo Marchetti, ed al sindaco Gianni Padovani. “Il governo Monti-Napolitano – esordisce Tancini della lista “Cambiamento e Crescita”- ha creato negli anni scorsi una contrazione dei consumi. I negozi hanno chiuso, gli imprenditori hanno smesso di investire, è diminuita la produzione, sono calati i consumi e le banche non sono rientrate dei loro esborsi. La frazione di Bosco però ha registrato meno chiusure che il capoluogo Mesola dove, la chiusura alla circolazione attorno al castello, a mio avviso è stato un fattore locale che ha disincentivato il commercio. Quali sono le soluzioni? L’adeguamento di un piano del traffico al commercio, una riduzione delle imposte ed una politica di sostegno ai negozi di vicinato, utili ai cittadini, costretti a spostarsi e quindi a sobbarcarsi un costo sociale. Se poi la Sinistra uscisse dal governo, ci sarebbe uno slancio economico e commerciale”. Per il capogruppo di “Creare futuro”, Marchetti esiste una considerevole differenza tra Bosco e Mesola. “Il capoluogo – spiega – non ha attività economiche di sfogo come Bosco, dove l’economia è la più rosea del Comune, e non ci sono alternative; il commercio nel capoluogo è in sofferenza totale e non ha futuro. Servono interventi a livello del terziario, come l’abolizione di ICI, IMU, servizio Clara e iscrizione alla Camera di Commercio, in modo che i giovani provino ad impegnarsi in attività commerciali. L’ho già detto in consiglio comunale ma nessuno ha speso un centesimo per queste iniziative. Nella sola Piazza Vittorio Veneto a Bosco si contano 54 attività commerciali; Monticelli e Massenzatica basano la loro economia sul CUM (Consorzio Uomini di Massenzatica, ndr), ed Ariano si è focalizzata sul vicino Ariano Polesine. Penso che a Mesola fra pochi anni chiuderanno molti altri negozi, La modifica alla circolazione stradale intorno al castello poi, a mio parere,  insieme ad un problema di mentalità imprenditoriale, ha indotto l’economia del capoluogo ai minimi termini. Non ci sono sbocchi per espandersi e la grande distribuzione invoglia  a comprare altrove”. Ed il primo cittadino che ne pensa? “Il commercio – sostiene Padovani – ha pagato la crisi economica cominciata nel 2008 e l’assembramento degli ipermercati, dove la gente preferisce fare la spesa anzichè favorire il commercio locale. Credo che la tassazione sul commercio a livello nazionale sia pesante però, con la legge 41, a livello locale abbiamo finanziato dei miglioramenti alle attività commerciali, velocizzato le autorizzazioni di apertura di esercizi pubblici cercando di incentivare il commercio e la ripresa economica. Questo è stato un segnale, di cui abbiamo discusso anche in una recente riunione dei capigruppo, ma non può essere la panacea di tutti i mali. Ci sono frazioni, come Massenzatica, scoperte e i pochi negozi che ci sono stanno in piedi a fatica; a Bosco c’è più fermento commerciale che a Mesola. Non credo che la modifica al traffico attorno al castello sia stata determinante, lì vedo bar e ristoranti che funzionano bene, semmai la gente è forse troppo abituata a parcheggiare davanti ai negozi in cui si reca”.
Lorenzo Gatti

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